​Fausta Squatriti
estratto da
Male al male
Attorno al confine
Si potrebbe anche parlare
di talismani e canti
cori di umani esseri colmi di buone intenzioni
ma si finisce per consentire:
lettura di fatti
del tutto priva di senso
piuttosto che accendere credito
a lume svezzato
da bisogno di chiaro.
Luce
fine a se stessa
assopita senza maestria
luce
della ragione lucignolo di fede
compromesso illuminato barbaglio di luce propria
fracasso
luce di governo
luccichio di diamante chimico del tutto simile
a carbone naturale
salvo un quid irripetibile
che fa la differenza.
Autentica
luce notturna
deforma per chiarezza
quell’incontro protrattosi a quattr’occhi.
Merletti e merlettaie si scambiano il sesso
leccano
un suolo tutt’altro che asciutto
scolato
da umore indigesto condotto a un dipresso
dove si sbanca
l’aldiquà
dal senso d’appartenenza.

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estratto da
Della discordia e del suo credo
Facendo un poco di storia
Scissione d'intelletto
costringe cuore a ragione e
conversione rapida
giunge all'incontro dimentica di fede.
Afflitto da senso pratico
il tempo esalta stranezze singolari:
Licia si salva dandosi al toro.
Il fato propone soluzione al caso
con nuove disposizioni:
avvelenare ipotesi di compenso
mentre piacere subito duole come prestito
e rinnova credito al dolore.
Resurrezione nega pace e contento
e concetto di durata
lecca i piedi all'emergenza.

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estratto da
La Villeggiatura ovvero Breviario sentimentale
5 gennaio 1988
Caro ...,
ho visto dal mio amico falegname, antiquario, impresario di pompe funebri, due cariatidi in legno di noce che un tempo stavano al lato di un camino, e me ne sono invaghita. Si tratta di un uomo e di una donna. La mano femminile ricorda il Parmigianino, tanto è allungata.
Se le mettessi ai fianchi del mio letto, parrebbe volgare?
Domani verrà la mia amica per le ceneri della madre, le metteremo nel muro e poi berremo e mangeremo alla sua memoria. E' pacificante sentirmi utile. Sono le due della notte e non voglio dormire. Detesto sognare, forse per questo al risveglio non ricordo mai nulla. Vorrei vivere qui un anno intero, ma forse impazzirei senza le tribolazioni cittadine a fare scudo tra me e me. Della città non uso quasi nulla, non sono mondana, non intrattengo utili relazioni, sono convinta che nessuno sappia chi sono, tantomeno cosa faccio. (E cosa faccio? Scrivo. E come vivo? Vivo. In povertà mia lieta...). Godo reputazione di non aver bisogno di nessuno e di niente.
Ho strenuo bisogno di bellezza, bontà e intelligenza. Anche io sto diventando vecchia e mi domando che ne sarà della mia virtù. Solo la stanchezza mi può tradire.
Forse questa notte mi chiamerai, tua

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