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La Villeggiatura

ovvero Breviario sentimentale

a cura di Carmine Lubrano, post-scriptum di Dario Giugliano

ed. Terra del Fuoco Napoli, 1993


Un deposito, che nell’at- to dello scrivere serve sempre prima di tutto a chi scrive, un conto su cui depositare risparmi, a dal quale attingere in momenti di bisogno, una cassetta nella quale riporre al sicuro (?) og- getti personali, ma so- prattutto l’oggetto con- cretizzatosi del tempo. Lo scritto allora  è tutto questo e, ancora nello stesso tempo, una cassa armonica, che amplifica le vibrazioni della mente, tesa come una membrana che copre il vuoto dello scritto. Scritto che non potrà ospitare psicologismi ingenui, ma solo addensamenti materici come propaggini e sedimenti della propria esistenza, lasciati cadere sulla pelle del tamburo a vibrare delle vibrazioni che essi hanno provocato. (...) con l’uso emotivo della punteggiatura, Fausta Squatriti sottolinea la divisione tra soggetto e complemento, sollevando l’azione in una tensione di aspettativa.
La verità c'è, ma il nostro tragitto a lei non è facile, bisogna aspettare, attendere in silenzio, magari con il fiato sospeso, senza quella brama di farne un fatto pubblico. La verità  c'è ma il tragitto procederà tutto per negazioni. La verità c'è ed è tutta nello stile. In questo esercizio di teologia, l’unica poss- ibile, quella della materia, si ritroverà tut- ta la consapevolezza di una riflessione sul proprio agire. Tutto per riscrivere il nome “Dio” senza accorgersene. E tutto ancora per poterne fare a meno, nell'unico modo poss- ibile: scrivere il suo nome e usarlo, con la consapevolezza di agire in tal senso contro di lui. Costituendo così la struttura di una lucida, premeditata, blasfema trappola per la cattura del verbo, per una sua prigionia nella distanza tra soggetto e oggetto, per un suo interna- mento nello scrigno del desiderio, per un suo confinamento nella “clausura dell’assenza”.



Dario Giugliano

Gesto azzurro alla mia sinistra​ poesie e disegni 1960-62

a cura di Massimo Scrignòli

prefazione di Marosia Castaldi

Book editore, 2003

 

Come Baudelaire vedeva attraverso il corpo di una donna l'intrico di visceri che sottostanno alla pelle. lo scheletro nascosto dalla bellezza, così Squatriti nei fiori nelle piante negli animali vede le tracce del male fisico e psichico che li corrode e stende sul mondo un sudario di allarmi, pericoli, fili spinati. Ma qui nessuna pelle più vela le ferite, le viscere, lo scheletro, come nessun rimpianto (Stupidamente, il rimpianto, si intitola una di queste poesie) nessun cordoglio, nessuna falsa sentimentale memoria potrà distruggere la violenza primigenia   della morte. Al fondo di questo lavoro c'è l'idea e la pratica che il brutto e il deforme, il male irriscattabile dell'universo fanno parte irrimedia- bilmente dell'universo stesso. E' in questo rispetto al male, che si muove Squatriti, non nell'area della nostalgia o della pura protesta, fino a portare la vittoria di Thanatos al suo contrario: al desiderio estremo di vita.

 

Marosia Castaldi 

Della discordia

e del suo credo

Poesie 1988-1993

All'insegna del pesce d'oro, Acquario n. 218

Vanni Scheiwiller Editore, 1994

​​

Il verso della Squatriti mira sempre a spostarsi sull’immagine. Il simbolo (come nelle sue opere visive più recenti, i dittici) è sempre un’esperienza esistenziale, subita fra il sacro e il profano a incarnarsi emblematica- mente perché vissuti simbolicamente. In que- sto caso il simbolo oltre a essere se stesso non sfugge alla rappresen- tazione di una dialettica del quotidiano. Il simbolo cioè scende dal “sublime” per immedesimarsi nel “basso”.

Ecco un esempio:

La bella Artemisia ad Oloferne / taglia la gola/ con semplice ferocia di massaia / che giustizia un pollo.

Dunque eccoci alla metafora della concre- zione di un’agonia lenta, messa molto bene a nudo anche da un ritmo discorsivo che a causa della eccessiva ricchezza di immagini, ci impedisce di percepirlo chiaramen- te in tutta la sua esten- sione. Di qui risulta evidente che la struttura di un verso è segmentata in discorsi, e ha tanti testi quanti sono i discorsi che la determinano. Ogni discorso si mobilita a essere contenuto in un verso, e ogni verso è l’equivalenza di un discorso compreso in estensione di molteplici materiali di resistenza. E la parola in essi non si esprime mai per ciò che è ma per ciò che decide di essere. Il suo spazio è quello della distruzione di sé, in quanto coincide con la rappresentazione di una nevrosi collettiva immersa nell'oblio della propria identità.



Gaetano Delli Santi 

Male al male

Poesie 1994-1998

Collana Pretesti,

ed. Piero Manni, 1999​

Il tragico è il luogo in cui le particolarità degli individui assumono, senza media- zione, un significato uni- versale. E' per questo che esso diserta le scritture dei moderni, costretti a punt- are sulla redenzione soggettiva del simbolo o a strappare con l'allegoria, per forza di pensiero, le cose alla mancanza di senso. Il tragico riguarda dunque una configura- zione del significato; è, anzi, la sola configurazione il cui significato con la verità. Poiché la verità dei moderni sta nella assenza di essa, il tragico dei mo- derni è l'impossibilità del tragico. Le poesie di Fausta Squatriti stanno dentro queste coordinate.  

Questa poesia ci dice oggi che nessuna parola può tenere insieme la cosa e l'idea; che l'idea, anzi, non può che scoppiare nei nomi di cosa, mentre que- sti sono evocazioni fallite. 

Il discorso rifiuta la con- divisione del senso dato e si protende come realtà in attesa di significato.

 

Pietro Cataldi

 

Carnazzeria

Poesie Collages

Collana Scrittura e Visualità, ed. Testuale

2004



In Carnazzeria, e dico dei poemetti e insieme delle rappresentazioni visive, lo spazio è esaltato dalla lapi- darietà della scrittura e dalla araldica delle immagini.

L'accumulo è la misura dominante, ossessionante nel discorso, contrapposto - fra geometrie non euclidee e fantasmi orrorifici - nel collo- quio fra gli oggetti di una vita torturata e disseccata.  

Alla lettura il discorso si rivela nella misura dello stream of consciousness, un monologo interiore caratte- rizzato dall'emergere dell'in- conscio, espressione degli orrori più intimi, delle analogie (e ciò vale per i collages) più inaspettate.

Così, nel flusso, si può cogliere chiaramente la presa di posizione a volte blasfema nel disprezzo delle condizioni globali (nell'at- tualità della storia), a volte umanitaria in termini di rab- biosa reazione. Mai pieti- smo: ma una pietà senza umanità in quanto  l'uma- nità compianta altro non è che l'amalgama di un'orri- pilante fossa comune.

Storia ultima della nostra umanità e propriamente questa della vicenda pitto- rica e poetica di Fausta Squatriti, che dalla dolorosa dolcezza giovanile di Gesto azzurro alla mia sinistra è stata costretta dalla Grande (meschina) Storia di un tempo ammalato e disfatto, al passo di un orrore e di una denuncia senza spe- ranza di umano riscatto.

Gio Ferri  

 



1993/2004

Opere letterarie  Poetry and Novels

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